Perché l’arte ci fa bene?
A volte stare nel momento presente si rivela una sfida inaspettata: la nostra mente sembra sempre impegnata ad anticipare il futuro o a riflettere sul passato. I momenti di stress e di ansia di fronte a un gruppo possono rafforzare queste sensazioni. Questa sensazione di non presenza, a quanto pare, è tutt’altro che rara. Per l’autore Harari, questa è una caratteristica di noi esseri umani, tanto da ipotizzare che come specie non siamo semplicemente tagliati per stare nel presente.
Il grande potenziale dei metodi artistici, come il teatro, la danza o il canto, tra gli altri, è che possono aiutarci ad ancorarci al momento presente. Nel nostro lavoro con gli educatori, usiamo questi metodi togliendo il “peso” di dover essere necessariamente un grande artista. L’arte è uno strumento per lavorare sulle competenze e sulle abilità che gli educatori non solo già possiedono, ma che utilizzano anche nella loro professione quotidiana.
Si tratta di rafforzarle e di rendere gli educatori più consapevoli e sicuri dell’uso del loro corpo e della loro voce. Il lavoro parte da esercizi molto semplici e accessibili che si concentrano sulla respirazione, sull’uso della voce e dello spazio durante l’insegnamento, nonché sulla postura, per poi passare al movimento, alla relazione con gli altri e al ruolo dell’educatore.
Secondo Marian López-Fernández Cao (2008), qualsiasi immersione nella creazione artistica ha il potenziale per raggiungere competenze legate alla gestione dei sentimenti, dei dubbi, del processo decisionale, del lavoro individuale e della collaborazione. Attraverso l’arte è possibile trovare un modo più autentico e immediato di esprimersi, connettersi con le proprie risorse personali e condividerle con gli altri, creando qualcosa di nuovo in modo collaborativo. Per maggiori dettagli scaricare lo studio comparativo.